Alfonso Ruocco cura contro il Parkinson

Alfonso Ruocco e la sua cura contro il Parkinson

Alfonso Ruocco è un runner di Gragnano (NA). 52 anni, felicemente sposato e padre di due gemelli, ha scoperto di avere Parkinson nel 2013. Caduto inevitabilmente in depressione è stato però consigliato da medici e da amici e ha iniziato a correre. Perché praticare uno sport intenso serve a lottare contro la rigidità muscolare che comporta la malattia.

La scoperta della sua “cura contro il Parkinson” Alfonso l’ha fatta tra i suoi amici che corrono, ce ne sono alcuni che lo fanno da diverso tempo. Tra questi c’era anche il cognato, Alberto, che al ritorno dalla Maratona di New York, ha il pensiero di regalare ad Alfonso la maglietta commemorativa di una delle maratone più ambite al mondo, oltre alla divisa della Gragnano in Corsa.

Quindi, dopo tanti allenamenti e gare da 10km, si decide in gruppo di preparare una maratona e la scelta cade sulla Firenze Marathon 2016. Purtroppo, Alberto, diventato il migliore amico di Alfonso e compagno di ogni allenamento, perde la vita durante la preparazione alla maratona a causa di un malore. Tutto si ferma.

Per Alfonso arriva un periodo buio, quasi non vuole correre più. Ma, aiutato dagli amici e della squadra, riprende a correre fino alla decisione di provare nuovamente a fare una maratona.

Alfonso si è rimesso in gioco accompagnato da tanti amici, tra cui Vincenzo Petrone (presidente della Asd Gragnano in Corsa) e Carlo Scognamiglio che ha fatto da preparatore atletico.

Alla fine, ha preparato la Firenze Marathon 2017 chiudendola con un tempo di 4h 08′ 58″!

Perchè la corsa?

Alfonso Ruocco ha cominciato a correre quando già non stava bene. Perchè la malattia si manifesta con la depressione e qualche amico lo consigliò di iniziare a correre al mattino «…è molto utile e vedrai che ti aiuterà».

Poi, gli fu diagnosticato il Parkinson e il medico lo consigliò proprio di scegliere uno sport che gli piaceva e di farlo bene. Qualcosa che diventasse la sua personale “cura contro il Parkinson”.

Visti poi i miglioramenti, il cognato Alberto lo invitò a correre con loro, per migliorare ulteriormente. Oggi non riesce a farne a meno e al mattino – un giorno sì e uno no – passa un’ora in cui sta veramente bene!

Inoltre, ha ripreso a dormire e fare un sonno continuo, cosa che non gli accadeva da tempo. Correre è diventata la sua “cura contro il Parkinson”.

Il Parkinson giovanile

Quello di Alfonso è un Parkinson giovanile e i problemi sono ancora di più.

«Voglio dire una cosa importante: la maggior parte delle persone che non dicono della malattia, non lo fanno per vergogna, ma per non perdere il posto di lavoro. Parecchi perdono il posto di lavoro, perchè effettivamente non si riesce a lavorare» racconta.

«Lì, devo vincere ancora, ma grazie ai colleghi e al titolare che mi tutela, tutti mi coccolano, sono molto fortunato. Mi fanno fare quello che posso e solo grazie al loro atteggiamento ho potuto esternare la mia malattia» dice Ruocco.

Una serie di coincidenze

«Faccio parte di un gruppo su Facebook e qualcuno mise una foto di se stesso mentre tagliava un traguardo di una corsa podistica. Misi il “mi piace” e parlando mi convinse a raccontare la storia, perché sosteneva che avrebbe aiutato tanti malati» racconta Alfonso.

«Poi, altra coincidenza. La maratona di Firenze si è corsa il giorno dopo la Giornata Nazionale del Parkinson (25 novembre 2017). È nato tutto così, tutto per caso» spiega ancora Ruocco.

La maratona di Firenze

«Quasi non volevo correre più, dopo quello che è capitato ad Alberto. Ma una mattina proprio sul posto dove è successa la disgrazia, vicino alla foto vidi una medaglia di Firenze. L’ho preso come un segno del destino e mi sono detto ‘Vabbè, la devo fare!’» racconta ancora Alfonso.

I ringraziamenti di Alfonso vanno al preparatore atletico Carlo Scognamiglio. È stato lui che lo preparato alla grande.

«Ringrazio il presidente della squadra Gragnano in Corsa, Vincenzo Petrone, che è stato tra i primi a spronarmi a correre, all’inizio. Poi, chiaramente, tutti gli amici della squadra, che hanno creduto in me e mi hanno incoraggiato ogni giorno a farla».

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