Disfagia nel Parkinson un problema sottostimato

Disfagia nel Parkinson: un problema sottostimato

Questa condizione determina un rischio elevato di polmonite ab-ingestis, malnutrizione e decesso. Una condizione frequente negli anziani, in pazienti ospedalizzati, negli ospiti di centri di accoglienza per anziani.

La Disfagia nel Parkinson e in altre malattie è un problema sottostimato. Lo affermano esperti che si sono incontrati il 3 e 4 Novembre 2017. In quei giorni, si è tenuto a Roma il corso ECM “Riabilitazione della Disfagia: che cosa c’è di nuovo”. Un interessante aggiornamento non solo sull’epidemiologia di questa patologia, ma anche sulla presa in carico del paziente e l’iter terapeutico riabilitativo.

«Ci si è resi conto negli ultimi decenni che la deglutizione incide in modo sostanziale sulla salute. Tante malattie, che si credeva ad esempio dovute all’allattamento o alla stasi, in realtà sono dovute a problemi di deglutizione». Lo spiega Giovanni Ruoppolo, Responsabile UOS Foniatria Policlinico Umberto I di Roma.

La rilevazione epidemiologica dei disturbi della deglutizione è verosimilmente sottostimata rispetto alla sua reale diffusione. È una condizione frequente negli anziani, in pazienti ospedalizzati, negli ospiti di centri di accoglienza per anziani.

Cos’è la Disfagia?

La Disfagia è un’alterazione della deglutizione. Può insorgere, per esempio, durante il decorso di una patologia neurologica o in seguito a interventi chirurgici. Le principali complicanze della Disfagia sono l’aspirazione tracheo-bronchiale, la polmonite ab-ingestis, la malnutrizione e la disidratazione. A questi due ultimi aspetti si possono associare disturbi del comportamento e diminuzione delle difese immunitarie.

Disfagia nel Parkinson, sclerosi multipla e laterale, ictus

«Nell’ictus – prosegue Prof. Ruoppolo ­– la Disfagia colpisce un paziente su due determinando un rischio sestuplicato di polmonite ab-ingestis e triplicato di morte. La Disfagia colpisce inoltre una ampia percentuale di pazienti affetti da patologie neurodegenerative. Ad esempio la Disfagia nel Parkinson e nei parkinsonismi, nella sclerosi multipla e nella sclerosi laterale amiotrofica (SLA). La Disfagia colpisce inoltre transitoriamente i soggetti sottoposti a laringectomie parziali o ad interventi chirurgici sulle vie aerodigestive superiori».

Interdisciplinarietà: per diagnosi più rapide e cure più efficaci

Il Prof. Marco De Vincentiis, Presidente Gruppo Italiano Disfagia, sottolinea la questione dell’interdisciplinarietà.

«Noi medici dobbiamo interagire con tutti gli operatori sanitari che si interessano della deglutizione. Sia da un punto di vista diagnostico sia da un punto di vista terapeutico. È fondamentale la collaborazione interdisciplinare» spiega De Vincentiis.

«Un fattore di rischio per la patologia disfagica è la salute del cavo orale» spiega la Prof.ssa Antonella Polimeni, Responsabile DAI Testa-Collo del Policlinico Umberto I di Roma. La malattia parodontale, le carie e la perdita di elementi posteriori sono considerati condizioni di rischio per la Disfagia.

Riduzione della qualità di vita per il paziente disfagico

Un aspetto a cui è necessario prestare maggiore attenzione inoltre, ribadiscono gli esperti, è quello legato alle restrizioni sociali. Il paziente disfagico, infatti, va incontro a una riduzione della qualità di vita (inferiore autostima, sicurezza, capacità lavorativa e vita sociale).

La Disfagia è un problema debilitante e costoso dal punto di vista sociale sia per i pazienti sia per i familiari. Infatti, è causa di numerosi ricoveri ospedalieri, anche ripetuti nel tempo.

Diagnosi precoce e prevenzione secondaria

La corretta individuazione della Disfagia è quindi fondamentale nell’ambito della prevenzione secondaria.

Le tecniche attualmente impiegate per la diagnosi della Disfagia sono la videofluoroscopia (VFS) e l’analisi endoscopica mediante fibroscopio ottico (FEES). Nei pazienti con sospetta Disfagia occorre prendere i provvedimenti opportuni per evitare il rischio di ab-ingestis ed ottimizzarne la gestione clinica.

Riabilitatori della Deglutizione

«La popolazione sta invecchiando – ricorda Prof. De Vincentiis – e anche per questo aumenta la necessità di avere dei riabilitatori della deglutizione». Ad esempio per la Disfagia nel Parkinson, dove la riabilitazione motoria è già ampiamente praticata.

Aggiunge il Prof. Ruoppolo che «è importante diffondere l’attenzione sul tema della Disfagia. Sempre più logopedisti lavorano in questo campo, ma è fondamentale inserire in tutti gli ospedali un programma di screening per favorire la prevenzione secondaria». Ovvero consentire – grazie alla diagnosi precoce – un immediato intervento terapeutico. Intervento che sia efficace nel miglioramento della qualità di vita del paziente o risolutivo nei casi in cui sia possibile.

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