Exenatide: Un farmaco per il diabete potrebbe bloccare il Parkinson

La exenatide potrebbe fermare il Parkinson

Un farmaco per diabetici da molto in commercio è stato sperimentato contro il Parkinson. Su un gruppo di pazienti ha ottenuto risultati sorprendenti!

Il farmaco – exenatide – è stato sperimentato contro il Parkinson da un’équipe di ricercatori inglesi della University College London (Ucl). Lo annunciano dalle pagine della rivista Lancet.

Utilizzato per il trattamento del diabete, ha ottenuto un effetto sulla malattia di Parkinson finora mai visto in nessun’altra sperimentazione. La progressione dei sintomi della malattia è stata rallentata, anche tre mesi dopo l’interruzione della terapia sperimentale.

Lo studio

Lo studio ha coinvolto 62 pazienti tra i 25 e i 75 anni, che al momento del reclutamento erano in uno stadio moderato di malattia. I pazienti sono stati divisi in modo casuale in due gruppi. Con le terapie già in corso, per 48 settimane un gruppo di 32 persone ha ricevuto settimanalmente una dose di 2 mg di exenatide per iniezione sottocutanea. Un altro gruppo invece ha ricevuto un placebo.

Lo studio è stato svolto in doppio cieco, cioè né i pazienti né i ricercatori erano al corrente di cosa stavano assumendo. Questo, per evitare qualsiasi forma di condizionamento.

Durante la sperimentazione e per i tre mesi successivi al termine delle somministrazioni, i partecipanti sono stati sottoposti a test. Nel valutare la progressione della malattia, ciò che è emerso è che chi aveva ricevuto le iniezioni di exenatide era rimasto stabile nelle 48 settimane, mentre il gruppo placebo aveva registrato il peggioramento atteso.

Risultati “sorprendenti”

Ma ciò che più ha sorpreso i ricercatori è che anche ai controlli nelle 12 settimane successive allo stop i pazienti trattati con exenatide stavano meglio di quelli inseriti nel gruppo col placebo.

Il responsabile del progetto Tom Foltynie ha espresso alla BBC un certo entusiasmo per questi risultati. Risultati che confermano l’azione neuro-protettiva della exenatide osservata negli studi preclinici.

«C’è la speranza che l’exenatide non mascheri solo i sintomi della malattia, ma agisca sui suoi meccanismi. Siamo eccitati e motivati a continuare le indagini, ma dobbiamo essere cauti perché i risultati devono essere ancora confermati» ha dichiarato Foltynie.

La exenatide agisce sul recettore della molecola GLP-1. Nei pazienti con diabete viene somministrata per aiutare a controllare i livelli di zuccheri nel sangue.

Infatti, ha un effetto ipoglicemizzante, poiché determina la secrezione di insulina e, rallentando lo svuotamento dello stomaco, riduce la velocità con cui il glucosio entra in circolo. Il recettore bersaglio del farmaco è però espresso anche dalle cellule cerebrali! Si ipotizza quindi che in questo distretto la exenatide consenta ai neuroni di lavorare in modo più efficiente. O che addirittura ne consenta la sopravvivenza.

Ma si è solo all’inizio di un cammino, dicono i ricercatori. L’azione della exenatide deve essere verificata in altri studi, su più pazienti e per un periodo di tempo più lungo.

Inoltre, perché possa davvero considerarsi un farmaco efficace per fermare la progressione del Parkinson, l’effetto dovrebbe protrarsi per anni. Solo così i pazienti ne avrebbero un reale giovamento.

La raccomandazione per adesso è quella di non saltare subito alle conclusioni. Gli studiosi avvertono di non iniziare una terapia con exenatide, ne andrebbe della propria salute e sicurezza!

Qui l’articolo con lo studio su LANCET:
http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(17)31585-4/abstract

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