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Felice Lodigiani: la mia terapia è l’Associazione APM

(VIDEO) Felice Lodigiani racconta la sua storia di parkinsoniano. Una storia che si intreccia con quella dell’Associazione milanese APM Parkinson Lombardia ONLUS.

Lodigiani, vice presidente dell’Associazione APM Parkinson Lombardia ONLUS racconta del suo impatto con la malattia e invita a trovare un modus vivendi col Parkinson.

Il Parkinson, definito (in una recente ricerca dell’Università Cattolica) “malattia di malattie” o “patologia di natura bio-psico-sociale”. Infatti, è una patologia complessa ed articolata che non ammette – per ora – guarigione.

VIDEO: Felice Lodigiani vicepresidente dell’Associazione APM Parkinson Lombardia ONLUS

Nel filmato, la Malattia di Parkinson viene definita “malattia liquida”. Infatti, è contrassegnata da caratteristiche che si decompongono e ricompongono rapidamente in modo vacillante e incerto, fluido e volatile. Un andamento dove i confini ed i riferimenti della malattia si perdono.

In modo figurato, avere il Parkinson è come stare su un ottovolante, dove momenti di tranquillità si susseguono ad altri di comprensibile disperazione.

Convivere “al meglio” con la malattia significa anche sviluppare resilienza, ossia avere un atteggiamento positivo verso una situazione che si presenta obiettivamente avversa.

L’approccio del volontariato si ”coniuga” bene con la “terapia occupazionale”. Questo, aiuta a ricercare e mantenere un atteggiamento positivo, indispensabile per convivere con la malattia.

Visita il sito web dell’Associazione APM Parkinson Lombardia ONLUS:
http://www.parkinson-lombardia.it/
Visita anche la pagina Facebook:
https://www.facebook.com/apm.parkinson.lombardia.onlus/

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Persone con Parkinson

La definizione di “paziente” o di “malato di Parkinson”, se usata in modo esclusivo (anche fuori dall’ambito clinico) è riduttiva, punitiva, mortificante… In definitiva razzista.

Perché pone lo stigma della malattia sulle persone e le limita aprioristicamente. Le relega in un recinto, con un marchio indelebile che le pone fuori dalla Società. Le esclude dai ruoli sociali, impedendone la realizzazione umana e mortificandone la dignità.

Così facendo, neghiamo definitivamente a queste persone la possibilità di avere una vita soddisfacente. Anche sapendo che il lento decorso, le cure sintomatiche e la determinazione possono favorire un buon livello di qualità della vita, per molti anni.

Non “malati” o “pazienti”. O almeno non solo.

Infatti, il Parkinson oltre a essere una malattia è soprattutto una “condizione”. Una situazione che, come altre in cui ci veniamo a trovare nel corso della nostra vita, pone dei limiti… (continua a leggere)