Anche in Italia la DBS di ultima generazione

Anche in Italia la DBS di ultima generazione

Si chiama Infinity DBS, impiantato per la prima volta in Italia grazie alla collaborazione tra due Centri di eccellenza. Il Centro Parkinson dell’Istituto Neurologico Nazionale “C. Mondino” di Pavia e la Neurochirurgia Funzionale dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano.

Insieme, hanno eseguito nel giugno 2016 il primo impianto italiano, su paziente affetto da Parkinson, del sistema Infinity DBS. Si tratta dell’ultima novità nel campo delle tecnologie Deep Brain Stimulation (DBS).

Infinity DBS è una terapia che migliora la qualità della vita del paziente con Malattia di Parkinson. Si tratta dell’ultima novità nel campo della Stimolazione Cerebrale Profonda o Deep Brain Stimulation (DBS). È realizzato da St. Jude Medical.

La DBS è una procedura di neurochirurgia funzionale che ha oltre 20 anni. La sua efficacia è comprovata in tutto il mondo. Di recente è stata migliorata grazie allo sviluppo di elettrodi direzionali che permettono una maggiore precisione di erogazione del campo elettrico. Ciò permette un approccio su misura, secondo le necessità terapeutiche del paziente.

In particolare la tecnologia più recente è in grado di essere aggiornata e di integrare i miglioramenti senza la necessità di ripetere l’operazione chirurgica al cervello.

Sono circa 1.500 i pazienti con sindromi parkinsoniane seguiti ogni anno ambulatorialmente al Mondino, residenti in Lombardia e nelle regioni limitrofe. Mentre sono oltre 300 i pazienti ricoverati annualmente nel reparto dedicato alle fasi avanzate per le cure ad alto contenuto tecnologico.

I candidati all’intervento, selezionati al Mondino, vengono inviati presso il reparto di neurochirurgia del Galeazzi. Qui, sono sottoposti alla procedura chirurgica al cervello, per l’impianto degli elettrodi.

Sono 40-45 all’anno i nuovi impianti di DBS effettuati presso il Galeazzi. Nell’80% circa dei casi si tratta di persone con Parkinson, ma vengono trattati anche altri disturbi del movimento come la distonia e il tremore essenziale. Nonché disturbi comportamentali come la sindrome ossessivo-compulsiva.

«Il Parkinson è una malattia con incidenza crescente a causa dell’età sempre più avanzata della popolazione generale» spiega il prof. Claudio Pacchetti.

Pacchetti, direttore del Centro Parkinson dell’Istituto Neurologico C. Mondino racconta che in Italia, ogni anno, si ammalano ‘ex novo’ da 8.000 a 12.000 persone. Tra cui anche molti giovani con meno di 50 anni.

I farmaci dopaminergici disponibili consentono di contrastare efficacemente e per lunghi periodi i sintomi motori. Vale a dire: il tremore, la rigidità muscolare e il rallentamento motorio.  Questo migliora notevolmente la qualità della vita delle persone.

Nelle fasi più severe della malattia, quando la terapia farmacologica non è più sufficiente, è necessario ricorrere a terapie più avanzate. Quello è il momento in cui viene proposta la DBS.

«Il neuro-stimolatore eroga una corrente elettrica attraverso dei sottili elettrodi posizionati nei nuclei profondi del cervello, il subtalamo o il globo pallido. Questi impulsi sono capaci di ‘liberare’ la corteccia cerebrale motoria. Il risultato è che mgliorano i sintomi della malattia, le abilità e la qualità di vita delle persone» conclude Pacchetti.

Gli elettrodi per DBS convenzionali hanno una limitata capacità di orientare la stimolazione elettrica. Per questo può essere difficile fornire stimoli efficaci per aree specifiche del cervello, ed evitare effetti collaterali.

I nuovi elettrodi direzionali, del sistema Infinity DBS di St. Jude Medical, consentono di migliorare la gestione dei sintomi. Infatti, possono ottimizzare la neuro modulazione calibrandola su misura e adeguandola alle esigenze del paziente. Ciò aumenta i benefici e riduce gli effetti collaterali.

I medici possono programmare il neurostimolatore del loro paziente attraverso un Mini iPad digitale. Questo, con tecnologia wireless Bluetooth, sicura e senza fili.

«Il ruolo del neurochirurgo negli interventi di stimolazione cerebrale profonda rimane comunque quello di raggiungere il bersaglio con la massima precisione possibile» sottolinea il prof. Domenico Servello, direttore della Neurochirurgia Funzionale dell’Istituto Galeazzi.

«Il nostro Centro è l’unico in Italia e tra i pochi al mondo ad utilizzare la TAC intraoperatoria per migliorare la precisione dell’impianto. Certamente i nuovi elettrodi direzionali rappresentano un ulteriore strumento per ottimizzare la stimolazione e quindi l’efficacia della procedura. Così si riducono i rischi di effetti collaterali indesiderati. In particolare il loro impiego potrebbe dimostrarsi addirittura indispensabile in alcune patologie. Come quelle dove il bersaglio della stimolazione sono strutture cerebrali non direttamente riconoscibili alla risonanza magnetica. Per cui più difficilmente raggiungibili con precisione» conclude Servello.