PDTA Parkinson pochi centri specializzati in Italia

PDTA Parkinson: in Italia pochi centri specializzati

La maggior parte delle Regioni non ha attivato i Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali (PDTA Parkinson) basati su linee guida di qualità. La Fondazione Gimbe propone la versione italiana di quelle realizzate nel Regno Unito.

PDTA Parkinson – La maggior parte delle Regioni non dispone di percorsi assistenziali condivisi, basati su linee guida aggiornate e di buona qualità. E sono ancora troppo pochi in Italia i centri specializzati per la malattia di Parkinson.

Così la Fondazione Gimbe ha deciso di mettere a disposizione di istituzioni, professionisti e pazienti la versione italiana delle Linee guida del britannico National institute for health and care excellence (Nice).

In attesa dell’aggiornamento delle linee guida nazionali pubblicate nel 2013, la versione italiana del documento sarà inserita nella sezione “Buone Pratiche” del nuovo Sistema nazionale linee guida, gestito dall’Istituto superiore di sanità.

Tanti operatori diversi

Durante il decorso della malattia il paziente parkinsoniano, oltre che con il medico di medicina generale, entra in contatto con diversi specialisti. Neurologo, neurofisiologo, neuroradiologo, neurochirurgo, geriatra, internista fisiatra, psichiatra, ortopedico, urologo, nutrizionista, genetista. Oltre ad altri professionisti sanitari come infermiere, fisioterapista, logopedista, psicologo, terapista occupazionale e socio-sanitari (assistenti sociali, volontari). Tutti questi operatori spesso erogano singole prestazioni sanitarie in maniera autonoma e senza coordinamento.

Pochi centri specializzati

«La malattia di Parkinson – spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – è una patologia neurodegenerativa dall’impatto socio-sanitario rilevante con ripercussioni sulla qualità di vita di migliaia di famiglie. In Italia la sua gestione è caratterizzata dalla mancanza di strategie preventive e di una terapia risolutiva. Inoltre, è condizionata negativamente dal fatto che esistono ancora pochi centri specializzati. Infatti, la maggior parte delle Regioni non dispone di specifici percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali (PDTA Parkinson), che dovrebbero sempre essere basati su linee guida recenti di buona qualità metodologica».

Coinvolgere paziente, familiari e caregiver nelle decisioni terapeutiche

«Le linee guida NICE – continua Cartabellotta – sottolineano la necessità di coinvolgere paziente, familiari e caregiver in tutte le decisioni terapeutiche. Occorre anche prendere in considerazione condizioni cliniche, bisogni e circostanze di vita dei pazienti, oltre che obiettivi terapeutici e preferenze sui potenziali benefici ed effetti collaterali dei diversi farmaci».

Effetti collaterali della dopamina

Particolare attenzione viene dedicata al disturbo del controllo degli impulsi. Questo consiste nell’impossibilità di resistere alla tentazione di eseguire atti dannosi per sé stessi o per altri (gioco d’azzardo e shopping compulsivo, ipersessualità, alimentazione incontrollata). Si tratta di effetti collaterali della terapia dopaminergica presenti nel 14-24% dei pazienti. Il disturbo del controllo degli impulsi, difficile da riconoscere soprattutto se i pazienti nascondono i loro comportamenti, può causare stress a pazienti, familiari e caregiver, difficoltà finanziarie, sino a condanne penali.

PDTA regionali e locali

«Gli esiti clinici nei pazienti con malattia di Parkinson sono strettamente legati, oltre che all’appropriatezza delle prescrizioni farmacologiche, ad interventi non farmacologici (fisioterapia, terapia occupazionale, terapia cognitivo comportamentale). Questi sono erogati da una rete multiprofessionale di servizi. Auspichiamo quindi che questa linea guida possa rappresentare un riferimento per la costruzione di PDTA Parkinson regionali e locali» conclude il dott. Cartabellotta.

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