
Comportamenti compulsivi: i pazienti non se ne rendono conto
Gli “effetti collaterali” dei farmaci agonisti della dopamina talvolta portano a disastrose conseguenze. Sia sulla qualità di vita dei pazienti che dei loro familiari. Senza escludere rovesci finanziari, divorzi e perdita di posti di lavoro. Anche se è noto da tempo, una recente ricerca lo riconferma.
Il lavoro sui comportamenti compulsivi nel Parkinson è pubblicato sulla rivista ‘Expert Review of Neurotherapeutics’ nel marzo 2016.
Un precedente studio aveva rilevato che circa il 14% dei Parkinsoniani sperimenta almeno un tipo di disturbo, come i comportamenti compulsivi.
I disturbi sono più comuni negli uomini che dimostrano tendenza all’ipersessualità e al gioco d’azzardo patologico. Da parte loro, le donne hanno maggiori probabilità di ritrovarsi in uno stato bulimico o di shopping compulsivo.
I pazienti che subiscono questo tipo di alterazioni comportamentali non hanno chiara visione di quanto gli accade e ne sottovalutano la gravità.
Tra l’altro questo accade molto più frequentemente di quanto si pensasse sinora.
La ricerca descrive le ultime scoperte relative al trattamento di tali disturbi (comportamenti compulsivi) nei pazienti Parkinsoniani:
- come aggiustare il dosaggio dei farmaci
- l’utilizzo della stimolazione cerebrale profonda (una sorta di “pacemaker del cervello”)
- l’ausilio della terapia cognitivo-comportamentale.
AGONISTI DELLA DOPAMINA
Gli autori forniscono una revisione, pratica, necessaria e dettagliata dei fattori che consentono di prendere importanti decisioni nella gestione dei casi.
I farmaci che appaiono a maggior rischio sono gli agonisti della dopamina, pramipexolo (Mirapexin®) e ropinirolo (Requip®).
Sono farmaci indispensabili nella malattia di base perché migliorano i tremori, il movimento e altri sintomi. Purtroppo, con le possibili gravi conseguenze descritte sopra.
In aggiunta a ciò, peggiorano il quadro dei disturbi comportamentali le seguenti condizioni:
- la giovane età
- precedente uso di alcol o altre droghe
- un carattere impulsivo
- un precedente disturbo ossessivo-compulsivo
- quadri depressivi o ansiosi già esistenti.
COME GESTIRE I DISTURBI?
La gestione di questi disturbi è particolarmente difficile. Dovrebbe essere ritagliata sul singolo paziente cui indirizzare specifici trattamenti ma non vi è il conforto di linee guida.
I familiari devono sapere e essere avvistati di quanto può accadere. Devono riferire eventuali comportamenti inusuali per il paziente e controllare il conto in banca o anche limitare l’uso di internet se necessario.
Si può optare per un cambio, la sostituzione del farmaco che si ritiene responsabile o anche ridurne il dosaggio o sospenderlo completamente. Purtroppo questo può essere molto difficile perché i pazienti hanno timore che la loro situazione peggiori e che i tremori peggiorino.
Elevata è la possibilità che i pazienti esprimano una vera e propria astinenza da mancanza di dopamina più o meno simile a quanto accade con le droghe il cui meccanismo fondamentale è quello di aumentare la concentrazione di dopamina.
Anche i farmaci menzionati aumentano la concentrazione dopaminergica e il paziente manifesta disturbi del comportamento “come se avesse fatto uso di droghe”. Può, quindi, trovarsi in uno stato astinenziale con ansia, attacchi di panico, depressione, irritabilità e stanchezza.
Gli autori dello studio suggeriscono le strategie per un trattamento alternativo della malattia e i farmaci che possono ridurre i disturbi del comportamento. Ad esempio antidepressivi, antipsicotici atipici e farmaci antiepilettici. Come prima detto possono aiutare anche la terapia cognitivo-comportamentale e la stimolazione cerebrale profonda (DBS).
Rif.
Adolfo Ramirez-Zamora, Lucy Gee, James Boyd, José Biller. Treatment of impulse control disorders in Parkinson’s disease: Practical considerations and future directions. Expert Review of Neurotherapeutics, 2016; 16 (4): 389 DOI: 10.1586/14737175.2016.1158103
Leggi qui la Ricerca originale su ‘Expert Review of Neurotherapeutics’:
http://www.tandfonline.com/doi/full/10.1586/14737175.2016.1158103
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Ho 70 anni con diagnosi di parkinson da 10 anni. Col progredire della malattia mi son peggiorati l’equilibrio, la rigidità dei movimenti delle gambe, il tempo che occorre per reggersi in piedi quando prendo la prima pastiglia al mattino. Quando finisce l’effetto della levodopa devo stare su una sedia e sto veramente male. I movimenti delle mani e delle braccia non sono compromessi, e la mia scrittura è ampia e sciolta e veloce. Posso ancora disegnare e dipingere. La mia mente è perfettamente lucida ma la paura di cosa vado incontro, la perdita di autonomia e il disagio e la vergogna di apparire così malconcio agli occhi del prossimo, mi distruggono il carattere.
Mia madre ha 75 anni , diagnosi di Parkinson da 1 anno . Da circa due mesi ha allucinazioni, soprattutto di notte e la mattina appena sveglia . Inizialemente erano episodi isolati duravano poche ore e poi si rendeva conto e diceva era un sogno , ora invece confonte i sogni con la realtà . Oggi da stamattina alle 7,30 dice che vede persone che non ci sono , che sta in una campagna e cose simili . Prende madopar due pillole al giorno mattina e pomeriggio . Sono molto preoccupata . Non capisco se è la malattia che porta questi stati confusionali o le medicine .
“Ci sono molti potenziali inneschi per le allucinazioni o per altri fenomeni psicotici; tra questi s’includono i farmaci, le infezioni e la privazione del sonno”, ha detto Okun. In particolare nella popolazione anziana, lo stress, disidratazione e le infezioni del tratto urinario possono innescare allucinazioni, sostiene Beck.
I farmaci che curano la malattia di Parkinson aumentano i livelli di dopamina nel cervello. Questo è importante, perché la malattia comporta il malfunzionamento e la perdita di neuroni che producono la dopamina, che inoltra i messaggi che controllano il movimento e la coordinazione. Ma la dopamina svolge anche un ruolo fondamentale nelle allucinazioni. In altre parole, aumentando i livelli di dopamina, questi farmaci migliorano i sintomi motori, ma possono produrre la psicosi.
La malattia di Parkinson stessa può portare ad allucinazioni. Col progredire, può mettere in pericolo la cognizione e l’elaborazione visiva, che porta alla demenza”.
Ottimo. Per le particolarità e per le indicazioni