diagnosi precoce del Parkinson Esame sangue

Diagnosi precoce del Parkinson con l’esame del sangue: siamo vicini!

Il Prof. Mauro Fasano (Università dell’Insubria) parla della diagnosi precoce del Parkinson attraverso l’esame del sangue. E spiega perché è fondamentale per trovare la cura.

All’incontro divulgativo organizzato dall’associazione Parkinson Insubria di Cassano Magnago (VA), sabato 29 aprile 2017, è stato invitato il Prof. Mauro Fasano a parlare di diagnosi precoce del Parkinson.

Riguardo agli incontri tra medici e pazienti, Fasano ne sottolinea l’importanza.

«È fondamentale che la ricerca esca dagli edifici universitari e sia divulgata, condivisa con la popolazione»

Il professore, inizia con un’introduzione atta a chiarire i presupposti della ricerca. Poi, spiega nel dettaglio gli avanzamenti del progetto ParkinTest, iniziato più di 7 anni fa.

Un progetto di ricerca che è condotto da un Team di esperti, quali:

  • Prof. Mauro Fasano, Biochimico, Università dell’Insubria
    Prof. Leonardo Lopiano, Neurologo clinico, Università di Torino
    Dr. Tiziana Alberio, Neurobiologa, Università dell’Insubria

VIDEO

Il Prof. Mauro Fasano, ricercatore dell'Università dell'Insubria, racconta a che punto siamo con la diagnosi precoce del Parkinson, attraverso l'esame del sangue chiamato ParkinTest.

Posted by Parkinson Live on Samstag, 29. April 2017

«Sì, è vero, c’è il DAT-scan e le tecniche funzionali. Tuttavia, sono esami costosi e inadatti ad uno screening di massa, che è l’unico tipo di iniziativa che permetterebbe di identificare la malattia in fase precoce. Cioè quando è ancora asintomatica dal punto di vista motorio» racconta Fasano.

Sappiamo che una diagnosi precoce sarebbe per i nuovi malati una grande opportunità di cominciare le cure sintomatiche con largo anticipo. Ma anche per la ricerca di una cura che porti alla guarigione, la diagnosi precoce è fondamentale!

«Quando compaiono i sintomi è tardi, già l’80% delle cellule nervose dopaminergiche sono morte. Questo potrebbe essere il motivo per cui tante terapie potenzialmente valide, che hanno protetto le cellule nervose in laboratorio, poi non funzionano in clinica nel malato. Nei pazienti in fase precoce potrebbero funzionare e proteggere dalla malattia o almeno ritardarne la comparsa» spiega il Prof. Fasano.

L’esame potrebbe avere anche altre funzioni. Ad esempio, aiutare il medico nella diagnosi differenziale con altre malattie. Oppure, poter suddividere i malati di Parkinson in sottotipi in modo da poter impostare una terapia più mirata.

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Vedi il progetto ParkinTest qui: https://goo.gl/IB7Qyu

(Nella foto in alto: Prof. Mauro Fasano e Dr. Tiziana Alberio, Università dell’Insubria, Dipartimento di Scienza e Alta Tecnologia – Busto Arsizio, VA)

A che punto siamo con le cure per il Parkinson?