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Francesco: ho dato un calcio ai sintomi del Parkinson!

Sabato 29 maggio, Francesco D’Antuono ha coronato il sogno di giocare con l’Angri (SA), la squadra di calcio cui è l’addetto stampa e anche tifoso.

Il calcio, per Francesco, è una terapia. Tanto che sintomi del Parkinson si attenuano fino a scomparire, quasi, quando calca il terreno di gioco.

L’idea di far esordire Francesco (48 anni) è stata del tecnico dell’Angri, Pasquale Vitter, pediatra per professione e allenatore per passione.

«Arrivato ad Angri ho conosciuto Francesco – dice Vitter – e ho scoperto il suo sogno di esordire con la squadra della sua città. Così lo abbiamo tesserato e ottenuto l’idoneità all’attività sportiva. Poi ci siamo preparati in allenamento e gli ho promesso che gli avrei fatto disputare uno spezzone di partita».

«Ho scoperto per puro caso di poter giocare. Chiesi al mister di potermi allenare con la squadra e notai che correndo dietro al pallone stavo bene» racconta Francesco «I sintomi del Parkinson se ne andavano…».

Francesco prima e durante il suo esordio, trattiene a stento l’emozione. Si nota, è stampata sul suo volto quando palleggia nel riscaldamento… Quando siede in panchina e quando esulta al goal del momentaneo 1-1 dei compagni. Poi arriva il suo momento.

«È stata un’esperienza meravigliosa. Giocare con la maglia della mia squadra del cuore non ha prezzo».
In più, ha anche segnato!

Con l’aiuto dei compagni ha messo a segno una rete al Poseidon ma anche a Mister P (così chiama il Parkinson) che adesso fa meno paura. Aiutato e sostenuto da compagni, tifosi e anche giocatori dell’altra squadra, il Poseidon, Francesco ha potuto giocare tra gli altri professionisti, come uno di loro. Nonostante i sintomi del Parkinson.

Chi ha vinto contro i sintomi del Parkinson?

L’esito dell’incontro, purtroppo, non è stato favorevole: l’Angri 1927 ha perso 3 a 2 in casa del Poseidon. Lui non nasconde l’amarezza ma per un po’, il suo gol del 2 a 2, ha riequilibrato le sorti della gara. Per 15 minuti ha corso, passato la palla ed esultato, a dispetto della malattia. Poi l’abbraccio, anche con gli avversari, che si sono avvicinati per “battere il cinque”.

«Più che le emozioni legate all’esordio e al goal, mi preme sottolineare quel che ho trovato in questi due anni ad Angri». Spiega Francesco, che lascerà a breve l’incarico di Addetto Stampa della squadra.

«Un tesoro inestimabile, fatto di persone meravigliose con cui ho condiviso momenti di gioia ma anche momenti tristi. Persone di una valenza unica che hanno sempre avuto per me un pensiero. Insomma un patrimonio di valori umani di una portata immensa» conclude D’Antuono.

Questi mesi di allenamenti gli hanno procurato dei notevoli miglioramenti riguardo ai sintomi del Parkinson. Miglioramenti che lui definisce “combustibile naturale a costo zero che mi ha permesso di affrontare meglio la vita di tutti giorni”.

Francesco D’Antuono è anche autore di un libro molto conosciuto nell’ambiente dei parkinsoniani: ‘L’inquilino dentro’. Qui sotto, lui stesso ne parla, raccontandoci in prima persona la sua storia.

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La storia di Francesco

Era il mese di Agosto 2005 ed ero al mare con tutta la mia famiglia. Una mattina mi accorsi di non riuscire a lavarmi i denti. Praticamente, il movimento della mia mano destra non era più ritmico come la mattina precedente. Nella mia testa partì una semplice domanda: «cosa può essere?».

Rientrato dalle vacanze andai dal medico di base e gli raccontai quello che mi era successo. Iniziò a visitarmi, a farmi fare tutti i movimenti del corpo per vedere come rispondesse… Infine, mi consigliò di fare una visita neurologica.

Il neurologo, il professor Pietro Biagio Carrieri, sentenziò: «Morbo di Parkinson”.

Da quel momento mi rinchiusi in un silenzio di tomba, in un attimo tutti i sogni e progetti svanirono. Avevo un unico pensiero: cosa mi succederà, che sarà di me?

L’idea di condurre un’esistenza da malato con sintomi del Parkinson era insopportabile.

Il tremore, seppur mitigato dai farmaci, aumenta con l’ansia, e ogni qual volta uscivo di casa per fare una banale commissione il mio tremore aumentava vistosamente. Sentivo lo sguardo delle persone su di me, sulle mie mani.

La maggior parte delle volte inventavo una scusa con la cassiera del supermercato. Dicevo di aver dimenticato il portafogli a casa, lasciavo lì la spesa e fuggivo più in fretta che potevo. Lontano dagli sguardi della gente. Non uscivo più, mi ero completamente isolato, non volevo che chi mi conosceva mi vedesse tremolante e rigido. Non lo accettavo.

Bisognava reagire, ma come?

Facendo ‘outing’! Nel 2007 inviai una lettera alla redazione di un quotidiano locale di Ladispoli, la città dove abitavo. Nella missiva, pubblicata dal giornale, raccontavo la mia situazione, dicevo di essere malato di Parkinson. Raccontavo le difficoltà quotidiane legate alla mia situazione, l’impossibilità di compiere alcune azioni o la lentezza nel riuscire a compierne altre. Azioni che per le persone sane sono semplici e automatiche. Narravo in sostanza la mia vita di malato, nella speranza di essere compreso e accettato dagli abitanti della mia città. Nonostante i sintomi del Parkinson!

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L’inquilino dentro
di Francesco D’Antuono, Giovani Piazza, ed. Sovera, 2008

La lettera venne letta da un giornalista, Giovanni Piazza, il quale mi contattò e al quale poi proposi di scrivere un libro assieme. E così è stato. Nel 2008 il libro ‘L’inquilino dentro’, scritto a quattro mani, ha visto la luce.

Questa malattia non la si può sconfiggere (almeno per il momento), però la si può vivere in maniera costruttiva, non distruttiva. La metafora che ho utilizzato nel libro è calzante. Perché il Parkinson è come una radiolina sparata a tutto volume nelle orecchie, ogni ora del giorno e della notte. Ed è un disturbo che non puoi cancellare spegnendo definitivamente la radio. Ma puoi abbassare il volume, puoi ‘governare’ la malattia e smettere di sentirti completamente in sua balìa. Non intendo fare l’eroe, anche se cerco di sorridere.

Convivere con i sintomi del Parkinson

Non è facile convivere con un malato di Parkinson e per lui non è facile convivere con i sintomi del Parkinson e la società nella quale è immerso. Perché la fretta regna sovrana, tutti sono sempre di corsa, la società ci vuole svelti, efficienti, attivi. Chi soffre di questa patologia, al contrario, è ‘rallentato’ a causa dei farmaci, e tante azioni le compie con difficoltà. Quando non ce la faccio, mi siedo, anche se corro il rischio di passare per un pigro.

Spero di guarire dal Parkinson, ma se un giorno qualcuno mi offrisse la possibilità di guarire gli direi che non vorrei farlo da solo. Vorrei che tutte le persone che come me soffrono a causa di questa patologia potessero uscirne, e non stare male un giorno di più. La mitologia greca narra che il sapiente Chirone, un centauro immortale, un giorno fu ferito a un ginocchio da una freccia scoccata da Eracle. La ferita causava a Chirone sofferenze indicibili, ma non lo portava mai alla morte (era immortale). Così Chirone conviveva ogni giorno con questo enorme dolore. Ecco, il malato di Parkinson si sente proprio così, e nessuno dovrebbe sperimentare questa sensazione.

I malati di Parkinson in Italia sono 300.000. Li immagino tutti chiusi nei loro bozzoli. Quel giorno che guariremo, il bozzolo si schiuderà e 300.000 farfalle voleranno nel cielo. Quando noi guariremo sarà: “Il giorno delle farfalle”.

Francesco D’Antuono