Vincenzo Mollica malattia di Parkinson

Vincenzo Mollica e il Parkinson: non sono depresso

Al Corriere della Sera Vincenzo Mollica parla dei suoi problemi di salute ma anche del suo lavoro e della sua voglia di fare. «La Rai mi ha comunicato che resterò fino al 27 gennaio 2020».

Vincenzo Mollica, nonostante il Parkinson e la cecità, continua a lavorare con passione in Rai. L’entusiasmo e la voglia di raccontare storie sono sempre gli stessi.
Nel mondo dello spettacolo ha intervistato tutti, è uno dei giornalisti più noti e amati del piccolo schermo. 
Come racconta al Corriere della Sera, negli ultimi cinque anni un glaucoma gli ha mangiato il 95 per cento del nervo ottico dell’occhio destro. Dal sinistro invece non ci ha mai visto a causa di un’uveite che lo colpì da piccolo, seguita da un’iridociclite plastica.
Ma Mollica racconta anche altro: «Le mani che tremano? Quello è il morbo di Parkinson. Non mi faccio mancare nulla. Ho pure il diabete. Sono un abile orchestratore di medicinali».

Vincenzo Mollica: Mi sostengono due pilastri, famiglia e lavoro

Della cecità incipiente se ne accorse la mamma, racconta Vincenzo Mollica. I genitori lo portarono da un oculista in Calabria a circa 7-8 anni. «Diventerà cieco» fu il verdetto del medico.
«Da quel momento adottai una tecnica: imparare a memoria tutto quello che mi circondava, in modo da ricordarmene quando sarebbero calate le tenebre. Come mi ha detto Andrea Bocelli, abbiamo avuto la vista lunga» spiega Mollica.
Nonostante i problemi alla vista, Vincenzo Mollica continua a coltivare la speranza. «Andrea Camilleri mi ha spronato a non abbattermi, a sviluppare gli altri sensi. Ignoro che cosa sia la depressione. Mi sostengono due pilastri: famiglia e lavoro. Nella vita non ho altro. Mai messo piede nei salotti. Prima scrivevo, leggevo, disegnavo. Ora mi tocca andare a braccio. Il mio nuovo libro, Scritto a mano pensato a piedi, s’intitola così perché sono aforismi che ho dettato a Siri».

Resterò in Rai fino al 2020

Nonostante la quasi cecità completa, il giornalista ha ancora il suo posto negli uffici della Rai a Saxa Rubra.
«Ogni giorno mia moglie Rosa Maria mi porta qui alle 9 e viene a riprendermi alle 19 e per la pensione c’è ancora tempo. La Rai mi ha comunicato che resterò fino al 27 gennaio 2020». 
Nell’intervista Mollica ricorda i suoi inizi di cronista e la collaborazione con Enzo Biagi. Racconta le tante interviste memorabili che hanno costellato la sua lunga carriera e ricorda gli amici.
Impossibile poi non parlare del Festival di Sanremo, che Mollica ha seguito per ben 38 edizioni. Perché piace tanto? La risposta, secondo Mollica, è semplice: «È una festa nazionale, come il 2 giugno. Unifica l’Italia. Lo seguono anonimi e VIP. Luchino Visconti andava a vederlo con la Magnani a casa di Lello Bersani». 
Albino Longhi diceva che togliere un giornalista dal video equivale a ucciderlo. Ma per Vincenzo Mollica?
«No. Io non vivo di video. Il mio unico desiderio è raccontare ogni sera una storia. Per i primi sette anni gli spettatori del Tg1 non mi hanno mai visto. Ero un fantasma. Fu proprio Longhi a impormi di apparire qualche volta di sguincio».

Il cronista Paperica mi rappresenta come nessun altro!

Vincenzo ha chiesto di far scolpire sulla tomba l’epitaffio “Qui giace Vincenzo Paperica che tra gli umani fu Mollica”.
«Un desiderio che mia moglie dovrà rispettare. Al cimitero guardo gli ovali sui loculi e capisco che nessuno dei defunti ha scelto la foto per la lapide. Il cronista Paperica, inventato da Andrea Pazienza e Giorgio Cavazzano per Topolino, mi rappresenta come nessun altro» conclude Vincenzo Mollica.

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