caffè protegge dal Parkinson

Il caffè protegge dal Parkinson o no?

Centinaia di studi dicevano che il caffè protegge dal Parkinson, come anche la nicotina. Ora, pare non sia vero, perché un nuovo studio spiega meglio la relazione.

Sono stati pubblicati quasi 4.000 studi scientifici a sostegno della tesi che il caffè protegge dal Parkinson. In sostanza, negli ultimi anni si è affermato che caffeina e nicotina riducono il rischio di sviluppare la malattia del 0,67%.

Oltre al dato percentuale veramente piccolo riguardo ai benefici, pare che le conclusioni siano state anche un po’ superficiali.

Un articolo è stato pubblicato su Neurology da un gruppo di ricercatori canadesi e brasiliani (Università di Toronto, Manitoba, Calgary, Ottawa, Vancouver, Parana e Cutiriba). Diretti da Ronald Postuma dell’Università di Montreal, i ricercatori smentiscono anni di ricerche.

Chi ha meno predisposizione per il Parkinson ha più predisposizione a gustare caffè e fumare

Viene infatti ipotizzata per il caffè un’azione cosiddetta di “causalità inversa”. Un’azione già indicata da altri per il fumo, anch’esso a lungo considerato “protettivo” per questa malattia.

In sintesi: chi ha meno predisposizione per il Parkinson ha più predisposizione a gustare caffè e fumare. Dice lo studio. Cioè il piacere di bere caffè è tipico di una certa conformazione del sistema nervoso. Questa conformazione porta a essere meno colpiti dalla malattia, a prescindere dal numero di tazzine consumate.

Fattori confondenti

Inoltre, tre anni fa, ricercatori svedesi della Linköping University diretti da Naomi Yamada-Fowler hanno identificato un fattore genetico legato all’interazione caffè-malattia.

Lo studio pubblicato su Plos One indica che sarebbe una variante genetica chiamata GRIN2A a potenziare l’effetto del piacere della caffeina. La variante sembrerebbe posseduta solo da quelli che apprezzano particolarmente la tazza di caffè. Il fatto che il caffè protegga chi è portatore della particolare variante di questo gene, che si esplicita con un particolare gusto per la bevanda, è però complicato dal fatto che nella malattia di Parkinson si verifica l’alterazione dei cosiddetti meccanismi di compenso che regolano la nostra percezione del piacere. Questo può confondere chi cerca di trarre conclusioni.

Per i dettagli su questo nuovo studio, leggete l’articolo completo di Cesare Peccarisi sul CORRIERE-SALUTE

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